L’allievo e la fretta di “morire”

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L’allievo e la fretta di “morire”

Negli ultimi tempi la mia pratica personale di Yoga ha una luce diversa. In modo del tutto spontaneo ho cominciato a vedere nella costruzione di ogni posizione (in sanscrito āsana – आसन) il ciclo della vita. Uno degli insegnamenti che ho ricevuto, e al quale sono particolarmente affezionata, esorta a “far nascere” la posizione dentro di noi, come un’intenzione, una volontà interiore che trova poi espressione concreta nel movimento del corpo che segue.

Ecco, in quella volontà intima trovo la scintilla del Concepimento. Nell’approccio al movimento vedo la Nascita, nel percorso che il corpo compie per la costruzione della posizione esplode lo svolgersi della Vita e, infine, nel raggiungimento della posizione individuo la conclusione di un processo, il compiersi di un ciclo, insomma la Morte, metaforicamente parlando!

Senza alcuna accezione negativa, sia chiaro, poiché la morte è parte della vita senza la quale, si sa, non ci sarebbe la vita stessa. E infatti il ciclo ricomincia: un’altra scintilla si accende, il dispiegarsi di un’altra vita si esprime, fino al successivo epilogo.

Mi emoziona sinceramente guardare la pratica in questa ottica.

Tuttavia, da allieva, mi rendo conto che ci sono momenti di fatica fisica in cui tendo a voler affrettare la conquista della forma finale, una piccola urgenza verso l’approdo che possa dare sollievo nello sforzo. È la stessa dinamica che rivedo nei partecipanti alle mie classi, una impazienza talvolta un po’ “furba” che riconosco come familiare.

Allora cerco di trasmettere loro il messaggio che do a me stessa: di esplorare il percorso, di godere del viaggio che traghetta dalla nascita a ciò che sarà, di sostare tra gli aspetti belli e quelli meno, indugiare anche solo qualche breve istante per conoscersi meglio, per percepire come ci si sente e non aver fretta di…. morire! E quindi, quante vite si possono vivere in una lezione di Yoga? Coltivare la curiosità di scoprirlo è un buon primo passo ricordando che lo Yoga sta proprio lì, nello scorrere della Vita più che nella posizione finale, per quanto perfetta essa sia.